Onmyoji

La musica di SEIMEI è stata composta da Shigeru Umebayashi per il film Onmyoji di Yojiro Takita. La prima volta che ho visto Yuzuru Hanyu interpretare il programma è stato qualche ora dopo che lo ha effettivamente pattinato, e sapevo prima ancora di iniziare a guardarlo – è il motivo per cui l’ho cercato su internet – che con quel programma aveva sbriciolato il record del mondo.

L’ho amato fin dal primo istante. Non sapevo nulla della storia, non avevo idea di chi fosse Abe no Seimei – non sapevo neppure che fosse un personaggio reale – ma ho amato fin da subito il costume (anche se la versione che mi piace di più è quella olimpica, e non per l’importanza della gara). Ho visto programmi meravigliosi su musiche classiche, ma tendo a essere più affascinata da musiche insolite, e amo quando un atleta sceglie di interpretare qualcosa di legato alla sua cultura. Lo sento più vero. Il che significa che Hanyu ha iniziato a incantarmi appena l’ho visto, non ha avuto bisogno neppure di andare al centro della pista per pattinare. Gli è bastato esistere. Poi però è andato in centro alla pista, e sappiamo tutti cosa ha fatto.

Non serve conoscere la storia del programma, il personaggio, l’attore che lo ha interpretato, non serve conoscere nulla per amare SEIMEI, e per molto tempo io mi sono limitata a ciò che Yuzuru faceva in pista.

Basato sull’omonima serie di romanzi di Baku Yumemakura, narra le vicende di Abe no Seimei, un praticante dell’onmyōdō, e della sua lotta contro un onryo, lo spirito di un defunto, in questo caso un principe giustiziato a causa di un’ingiusta accusa di tradimento che, tramite uno stregone malvagio, cerca di vendicarsi sugli eredi di colui che ha decretato la sua morte sterminando la famiglia imperiale e prendendo il controllo della capitale. Nel periodo Heian gli Onmyōji erano i più alti dignitari di corte, con conoscenze legate alla filosofia cinese e all’occultismo e specializzati nelle arti magiche e nella divinazione. In loro sono confluiti elementi provenienti dal Taoismo, dallo Shintoismo e dal Buddhismo, dalla percezione della realtà attraverso i rapporti fra i cinque elementi e dalla contrapposizione fra Yin e Yang. Erano loro a studiare il cielo, occuparsi del calendario, conoscere i segreti della creazione, praticare preghiere e incantesimi e combattere contro i demoni e gli spiriti che secondo la cultura giapponese permeano la realtà e spesso si manifestano arrecando gravi danni agli esseri umani. Descritto nei romanzi come un uomo elegante, snello, dalle ossa fini, con la pelle pura e occhi fieri e che allo stesso tempo ricordano l’acqua placida, di grande saggezza e capace di fare tutto senza sforzo, Abe no Seimei, vissuto realmente fra il 921 e il 1005, è stato un astrologo e mago di corte talmente famoso per l’accuratezza delle sue previsioni da far nascere intorno a sé numerose leggende. Fra i suoi compiti vi erano anche l’effettuazione di henbai, cerimonie destinate a proteggere l’imperatore in occasione dei suoi viaggi, e la lotta contro le possessioni demoniache. Due anni dopo la sua morte l’imperatore Ichijo fece erigere in suo onore il santuario shintoista Seimei-jinja a Kyōto, nel luogo dove si era trovata la sua abitazione. La sua fama è continuata ininterrotta nei secoli, e nella cultura popolare è arrivato a ricoprire un ruolo simile a quello del mago Merlino in Occidente, con i suoi straordinari poteri spirituali legati all’essere figlio di una kitsune, una donna-volpe. Nel 1976 due astronomi giapponesi hanno chiamato 5541 Seimei un asteroide da loro scoperto. L’esistenza di Seimei su diversi piani, quello storico e quello leggendario, spinge Hanyu a interrogarsi su quale sia la consapevolezza giusta per interpretare adeguatamente il ruolo che ha scelto.

Ho scritto la maggior parte di queste parole parecchi mesi fa, ma la visione del film mi ha spinta a cambiare diversi dettagli. La storia della costruzione del programma, con la visita al santuario di Kyoto, la coreografia realizzata insieme a Shae-Lynn Bourne, il lavoro sulla musica, per la quale Keiiki Yano realizza trentatré versioni differenti, il costume confezionato da Satomi Ito, è interessante ma lunga, e non è specificamente legata al film, quindi sorvolo.

https://twitter.com/corszk1220/status/672402394030804993

Peccato che quei cross roll all’indietro si siano persi, eliminati per fare spazio ad altri movimenti e riuscire ad alzare il livello della sequenza di passi. Un episodio affascinante è quello dell’incontro fra Yuzuru e Mansai Nomura, l’attore che interpreta Abe no Seimei nel film, e il mio consiglio è di andare a cercare il video dell’incontro su youtube, mettendo i due nomi, quello di Yanyu e quello di Nomura, lo si trova facilmente, e visto che è sottotitolato in inglese anche chi, come me, non conosce il giapponese è in grado di apprezzarlo.

Ora, a distanza di anni da quando Yuzuru ha interpretato il programma per la prima volta, ho finalmente visto il film.

Adoro i romanzi storici, chissà come mai un film in costume ha su di me un fascino particolare… Non che mi sia piaciuto tutto, alcune scene erano un po’ troppo horror per i miei gusti, avrei gradito uno sguardo un po’ più da lontano sulle possessioni demoniache, ma per fortuna si è trattato di un numero limitato di scene. In questo stesso periodo sto leggendo l’Enciclopedia degli spiriti giapponesi di Shigeru Mizuki, e credo che questo mi abbia aiutata a calarmi meglio in una realtà permeata di yokai, e nella quale è bene fare attenzione a tutto se non si vuole finire in guai seri. In un mondo con una componente magica così forte, la presenza di un onmyoji è fondamentale. La trama mi è piaciuta, l’ambientazione è affascinante, gli attori sono bravi – in alcuni momenti il volto di Nomura (il film è del 2001, l’attore aveva 35 anni) e quello di Yuzuru sono davvero simili – nei pochi momenti in cui ho riconosciuto una parola sono stata assurdamente felice, come se avessi conquistato chissà quale risultato, e dopo aver visto il film apprezzo ancora di più un programma che amo. Onmyoji merita di essere guardato indipendentemente dal programma di Yuzuru, anche se in tanti siamo arrivati a questo film proprio per via di Yuzuru. Peccato solo che non sia mai riuscita a trovare Onmyoji II, e che anche le storie di Baku Yumemakura non siano reperibili in una lingua che sono in grado di leggere.

Edit: andando avanti nella mia lettura dell’Enciclopedia degli spiriti giapponesi mi sono imbattuta nella descrizione di Ushi no Tokimairi, e le parole di Mizuki mi hanno consentito di capire meglio una scena del film:

Ushi no tokimairi, detta pure ushi no kokumode, è un tipo di  stregoneria usata per lanciare una maledizione. Ushi no koku è il tempo che va dalle due di mattina a circa le due e mezza, durante il quale ci si reca al tempio e si inchioda a un albero sacro una marionetta di paglia, che funge da katashiro (raffigurazione dell’oggetto della pratica divina) dell’individuo da maledire. La sciamana indossa lo yukata (sorta di kimono leggero) bianco cerimoniale e si sistema uno specchio sul petto, calza degli geta (zoccoli di legno) alti, con un solo regoletto, oppure rimane a piedi nudi. Ha i capelli sciolti, e si infila sulla testa un treppiede (di quelli usati per sostenere i bollitori) rovesciato che sorregge tre candele accese. Infine ha in mano un martelletto per piantare un chiodo lungo cinque sun (circa 16 centimetri). Si credeva che nel settimo giorno dall’invocazione della maledizione, il soggetto morisse a causa del grande dolore che lo colpiva nella zona puntata dal chiodo.

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