Di giudici, giurie e giudizi equi/10. 2002

2002, Giochi olimpici

Questa è la gara che ricordiamo tutti perché è relativamente recente e perché è stato il caso più clamoroso. Gara delle coppie di artistico, con il sistema di punteggi 6.0. Chi vince il programma libero fra i russi Elena Bereznaya/Anton Sikharulidze, in testa dopo il programma corto, e i canadesi Jamie Salé/David Pelletier, provvisoriamente secondi, vince l’oro. I giudici sono nove, per vincere serve essere piazzati al primo posto da cinque di loro. I russi vengono preferiti dai giudici di Cina (Yang Jiasheng), Francia (Marie-Reine Le Gougne), Polonia (Anna Sierocka), Russia (Marina Sanaya) e Ucraina (Vladislav Petukhov), i canadesi dai giudici di Stati Uniti (Lucy Brennan), Canada (Benoit Lavoie), Germania (Sissy Krick) e Giappone (Hideo Sugita). Oro ai russi, argento ai canadesi.

Poco dopo la fine della gara, però, il giudice francese Marie-Reine Le Gougne confessa di aver subito fortissime pressioni dal presidente della federazione francese Didier Gailhaguet perché desse la sua preferenza alla coppia russa, tanto a quella gara non erano presenti coppie francesi, in modo che nella gara della danza, dove i favoriti erano, alla pari, i francesi campioni europei Marina Anissina/Gwendal Peizerat e gli italiani campioni del mondo Barbara Fusar-Poli/Maurizio Margaglio, i russi aiutassero i francesi.

Fermiamoci un attimo su Gailhaguet, che, fra gli altri, ha allenato Surya Bonaly. Nell’articolo Over Easy for Surya Bonalythe Skating Has Never Been the Hard Part, Johnette Howard ha scritto

Gailhaguet, later in the same conversation, volunteered that he knowingly fabricated many details of Surya’s upbringing after she burst onto the world scene in 1990.

Ai Giochi olimpici del 1992, disputati ad Albertville, in Francia, Surya si è presentata dopo aver vinto due ori europei consecutivi ed essersi classificata quinta all’ultimo Campionato del mondo.

By then the exotic storyline about Bonaly’s upbringing had been embroidered upon and circulated. The press was told Surya had been abandoned as an infant by her biological parents on Reunion, a French island off the coast of Madagascar. Some reports said she was found lying on a coconut-strewn beach.

“Not true and not true,” Gailhaguet says.

Surya’s birth certificate indicates that she was born in Nice, not on Reunion. She was adopted at the age of eight months by Suzanne and Georges Bonaly, a draftsman who now stays behind in Paris

[…]

When asked who came up with all the fanciful stories, Gailhaguet says, “I made them up.” Why? “The journalists loved it,” Gailhaguet says. “They wrote that [Reunion] thing like crazy. Because that’s what you want to hear, no? It’s a good story. . . . Reunion, it was just an idea I had at the moment. . . . We did that together, me and the mother. We said Surya came from Nice, but the [biological] parents came from Reunion. Really, we had no idea.”

So why did he pick Reunion?

“I just always wanted to go there,” Gailhaguet says with a shrug.

Insomma, quello che contano sono le storie, qualcosa che abbiamo già visto e che vedremo ancora. Altro punto importante è che per Gailhaguet la verità è un optional, se non serve la si mette da parte per qualcosa di più utile. L’unica cosa davvero importante è vincere le medaglie, come ricorda Bianchetti Garbato parlando della vicenda Alain Miguel, giudice francese morto di tumore nel 2004, a soli 36 anni. Secondo lei Miguel

Fin troppo spesso nelle gare internazionali fu costretto a subire fortissime pressioni da parte del suo presidente Gailhaguet, che cercava di influenzarne i giudizi a favore dei pattinatori francesi. (Pag. 202)

Il problema è piuttosto semplice:

se non avesse obbedito agli ordini di Gailhaguet, o avesse riferito delle sue pressioni a del suo comportamento, avrebbe perso ogni possibilità di giudicare poiché i giudici alle gare internazionali vengono designati dalla federazione di appartenenza. (pag. 202)

Gailhaguet, ricordo, ora è nell’occhio del ciclone per aver coperto per anni allenatori che molestavano, quando non stupravano, allieve minorenni, quindi è riuscito a fare porcherie a tutti i livelli. Per questo scandalo inserisco alcuni link, ma visto che le indagini sono ancora in corso le cose potrebbero cambiare in qualsiasi istante: https://www.lequipe.fr/Patinage-artistique/Actualites/Violences-sexuelles-le-parquet-de-paris-ouvre-une-nouvelle-enquete-dans-le-milieu-du-patinage-artistique/1170198, https://www.lequipe.fr/Patinage-artistique/Actualites/Violences-sexuelles-la-ministre-des-sports-roxana-maracineanu-demande-la-demission-de-didier-gailhaguet-president-de-la-ffsg/1105996, https://olympics.nbcsports.com/2020/08/04/france-figure-skating-sexual-abuse/. Spero che ora la giustizia francese lo tenga fuori dalla circolazione, e che, anche se si è appena ritirato, vada avanti con le sue indagini su Morgan Ciprès, pattinatore per cui, per un triennio, ho persino tifato. Bleah…

Torniamo a Salt Lake City. Le Gougne non parla della combine sulle due gare, parla solo della gara che ha giudicato lei, le conferme sull’esistenza della combine, sospettata da tutti fin dall’inizio, sono arrivate solo molto tempo dopo, con l’arresto di un trafficante russo (episodio citato da Bianchetti Garbato a pagina 203, a distanza di qualche mese aggiungo un link su Alimzhan Tokhtakhounov). Comunque secondo Ottavio Cinquanta, all’epoca presidente dell’ISU,

“Il giudice russo nella gara di danza non ha messo la coppia francese al primo posto, cosa che era ritenuta essere parte integrante dell’accordo”. (Bianchetti Garbato, pag. 212)

Certo, il giudice russo, Alla Shekhovtseva, non ha messo al primo posto i francesi, ha messo al primo posto i russi, al secondo i francesi e al terzo, quindi comunque dietro ai francesi, gli italiani. Questo per lui è sufficiente a dire che Shekhovtseva si è comportata in modo onesto, come se l’aver preferito i russi (l’oro è andato ai francesi con una preferenza di 5 a 4) non potrebbe essere sospetto di national bias, e come se lo scandalo dell’artistico non fosse scoppiato prima della conclusione della gara di danza, con la conseguenza che qualche giudice potrebbe aver modificato il suo comportamento per affossare tutti i discorsi di combine. E non solo non sono state fatte indagini sulla gara di danza, ma

Perché Cinquanta, che pure era stato informato dell’esistenza di una [sic!] accordo con i russi prima che la gara di danza avesse inizio, a scopo cautelativo, non ha almeno cambiato la composizione della giuria di quella gara? (Bianchetti Garbato, pag. 212)

Nella gara delle coppie di artistico non sono ipotesi, malignità o quant’altro. Un giudice ha confessato, il risultato di questa gara è stato falsato. In Crepe nel ghiaccio Bianchetti Garbato torna a più riprese su questo scandalo, a partire dalle pagine 16-18 (scrivendo pure, a pagina 18, “già nel novembre 2001, a Skate Canada, erano circolate voci circa presunti “accordi” tra francesi e russi”). Alla fine l’ISU ha assegnato una seconda medaglia d’oro, oltre che agli incolpevoli Bereznaya/Sikharulidze, a Salé/Pelletier. Secondo Kelli Lawrence

It was widely believed that media influence of many kinds—print reporters, TV coverage, even outraged fans who spoke out on Internet forums and message boards—played a large part in the decision ultimately made. Cinquanta, in fact, acknowledged that “public opinion helped a great deal” in influencing the ISU’s action.

Vale a dire, è stato il fatto che ci sia stato uno scandalo, che televisione e opinione pubblica si siano schierati, a far assegnare la vittoria anche ai canadesi. Da notare che la federazione russa non ha gradito ed è riuscita a polemizzare, perché se dopo aver compiuto un sopruso ci si atteggia a vittima, diventa più facile farla franca e commettere altri soprusi in seguito. La disinformazione prima di tutto.

From Valentin Piseyev, head of Russia’s Figure Skating Federation (in an interview with NTV Television): “This is an unprecedented decision that turned out to be a result of pressure by the North American press, and turned out in favor of the fanatically loyal.” (Lawrence)

Segnalo che quel Piseyev citato da Lawrence è lo stesso Valentin Piseev che ho citato in altri posti. Con l’oro al collo, Salé/Pelletier hanno ritirato il ricorso al CIO e (quasi) tutti sono stati contenti. Ma come si è arrivati all’assegnazione della seconda medaglia?

La federazione canadese, infatti, aveva presentato ricorso alla Corte Arbitrale dello Sport contro i risultati della gara delle coppie di artistico; secondo quanto riportato dal quotidiano “La Stampa” di Torino, l’udienza del CAS era stata fissata per il pomeriggio del 16 febbraio. Ora, la conferenza stampa in cui veniva dato l’annuncio della decisione dell’ISU di assegnare una seconda medaglia d’oro ai canadesi e di sospendere la Le Gougne e Gailhaguet fu indetta per il mattino dello stesso giorno, poche ore prima dell’udienza del CAS, rendendola di fatto inutile. Fu un fatto casuale o piuttosto deliberato di proposito, onde evitare un’indagine esterna e indipendente sullo scambio di favori? (Bianchetti Garbato, pag. 2012)

Ovviamente tutti i libri parlano di questo scandalo, Milton ne parla a pagina 62 di Figure Skating’s…, e poi ancora a pagina 148, su internet si trovano molti articoli, mi limito a inserire un link: https://www.latimes.com/archives/la-xpm-2002-may-04-sp-olycol04-story.html. Su quest’episodio è stato scritto talmente tanto che non è difficile trovare informazioni, io riporto un commento di Bianchetti Garbato secondo cui Gailheguet

come allenatore, aveva sempre avuto la tendenza a fare pressione sui giudici francesi perché sostenessero i loro pattinatori. (Bianchetti Garbato, pag. 195).

Andiamo avanti con i retroscena. A chi ha fatto la sua confessione Marie Reine Le Gougne? In primo luogo a Sally-Anne Stapleford, all’epoca presidente della Commissione Tecnica per il Pattinaggio Artistico, e prima persona a scrivere un rapporto ufficiale per il presidente dell’ISU. Stapleford

non venne rieletta per due voti e sostituita dal russo Alexander Lakernik. (Bianchetti Garbato, pag. 200)

Per due pagine Bianchetti Garbato parla del lavoro di pulizia fatto dall’ISU per eliminare non chi ha assegnato voti volutamente errati, ma chi ne ha parlato, sollevando uno scandalo che si sarebbe voluto tenere nascosto. Mi limito riportare un paio di episodi, ma Bianchetti Garbato cita diverse altre persone prima e dopo le righe che trascrivo.

L’americano Ron Pfenning, membro della Commissione Tecnica e presidente di giuria nella gara di coppie alle Olimpiadi, aveva incluso nel suo rapporto la “confessione” ricevuta da Marie Reine Le Gougne durante la riunione di giuria dopo la gara. Un mese dopo il Congresso, in luglio, Pfenning ricevette una lettera di biasimo dall’ISU per il modo in cui aveva condotto la riunione di giuria dopo la gara, ritenuto non corretto dal suo stesso vicepresidente, Alexander Lakernik.

Paradossalmente, la prima azione del neoeletto presidente della Commissione Tecnica per il Pattinaggio Artistico, Alexander Lakernik, in occasione della sua prima riunione con il Consiglio immediatamente dopo il Congresso, fu quella di proporre una sanzione nei confronti di un membro della sua stessa commissione! Ma ancora più paradossale è che il Consiglio abbia accolto la richiesta di sanzionare Pfenning per una simile ragione, soprattutto in considerazione del fatto che la Le Gougne e Gailhaguet erano stati effettivamente giudicati colpevoli. […]

Anziché esprimere gratitudine nei loro confronti per aver contribuito a risolvere un caso così delicato e difficile, l’ISU ha ritenuto di doverli punire. Un altro chiaro messaggio a tutti i giudici: “Tenete la bocca chiusa”! (Bianchetti Garbato, pag. 201)

Visto che Alexander Lakernik, attuale vicepresidente dell’ISU, in carica per il pattinaggio artistico, è entrato in scena, noto che nella gara di coppie di artistico di Salt Lake City era l’Assistant Referee, quindi era una delle persone che doveva vigilare sul corretto svolgimento della gara. Quando Lakernik dice qualcosa, qualunque cosa, è bene ricordare il suo passato.

Se prima ho citato Alain Miguel, spiegando in che ambiente rilassato si trovava a dover giudicare le gare, è interessante quello che succede ora. Nel momento in cui scoppia lo scandalo, Miguel decide di testimoniare contro il suo presidente

pur essendo perfettamente consapevole che questo avrebbe compromesso la sua futura carriera di giudica. Alain ambiva a diventare referee di gare internazionali e quando Didier subdorò che intendeva testimoniare contro di lui, cercò di ricattarlo ritardando l’invio della sua nomina all’ISU e facendogli sapere, molto chiaramente, che se voleva diventare referee, anziché andare a testimoniare contro di lui avrebbe fatto meglio a scrivere all’ISU una lettera in sua difesa (Bianchetti Garbato, pag. 202).

Bianchetti Garbato cita, senza entrare nei dettagli, telefonate intimidatorie che hanno spinto Miguel a temere per la sua incolumità. Lui ha testimoniato ugualmente e la conseguenza è stata che

dopo la testimonianza a Losanna Alain ricevette una durissima lettera di biasimo dall’ISU e venne espulso dalla Federazione francese perché considerato un “traditore”. Scomparve dal mondo del pattinaggio. Il suo nome venne cancellato da tutte le liste dei giudici nazionali e internazionali. Non gli era nemmeno concesso di giudicare i bambini del suo circolo. (Bianchetti Garbato, pag. 203)

Ecco qual è il peccato mortale del pattinaggio: parlare. Con queste premesse, non abbiamo alcuna speranza di avere giudizi equi. Qualche tempo dopo a Miguel è stato diagnosticato quel cancro che in breve lo avrebbe portato alla morte.

Edit: un contatto su Twitter mi ha segnalato lo screenshot di tre pagine del libro di Joy Goodwin The Second Mark: Courage, corruption, and the Battle for Olympic Gold. Suppongo che prossimamente leggerò il libro, intanto vi lascio il link a quelle tre pagine molto interessanti: https://unintended-escape.tumblr.com/post/168630577927/aside-from-being-officially-obsessed-with.

Per Le Gougne e Gailhaguet lo scandalo si è tradotto in una sospensione di tre anni, e nel divieto di prendere parte ai Giochi olimpici del 2006.

The punishment was broadly criticized within the skating comunity and by fans for its lack of severity (Hines, pag. 305).

Tre anni. Sono tanti? Sono pochi? Qualche giorno fa ho inserito un link a un articolo in cui Cinquanta definiva giusta la durata della sospensione. Per i casi più clamorosi, e questo lo è, io sono per la squalifica a vita, ma come detto io non conto nulla. È sempre Bianchetti Garbato a raccontarci alcuni dettagli affascinanti. Parlando dell’udienza di Losanna ci dice che

Cinquanta dovette rendersi conto che gli sarebbe stato impossibile evitare una sanzione nei confronti della Le Gougne e di Gailhaguet. La cosa deve avergli creato un certo imbarazzo, tanto che, prima che la decisione venisse assunta, si incontrò da solo e segretamente con Gailhaguet – cosa illegale e scorretta dal momento che Cinquanta era il presidente dei cosiddetti “arbitri” – per informarlo in anticipo che dopo le prove fornite da alcuni giudici, dato il clima che si era creato attorno alla faccenda e per motivi politici, non poteva evitare una sanzione. Durante la riunione di Consiglio, comunque, fece tutto il possibile per limitare al minimo la durata della sospensione. Alla proposta di alcuni consiglieri di sospendere i due per almeno cinque anni, si oppose con tutte le sue forze. Da quanto è trapelato, sembra che per il presidente un anno fosse più che sufficiente! Fu quindi raggiunto un compromesso su una sospensione di tre anni, fino all’aprile 2005. (Bianchetti Garbato, pag. 217)

Un dettaglio importante sui tre anni: se la sospensione fosse stata più lunga,

avrebbe comportato la sua rimozione dalla lista dei giudici, cosa che Cinquanta non voleva accadesse e ha accuratamente evitato. (Bianchetti Garbato, pag. 213)

Gailhaguet comunque rientra fra quelle persone forti che non si fanno fermare dalle difficoltà perché, nonostante un caso di scorrettezza gravissima e palese

fu rieletto presidente della sua federazione e di fece beffa della sospensione comparendo svariate volte durante le gare internazionali di pattinaggio nel corso della stagione 2002-2003. (Bianchetti Garbato, pag. 213)

Evidentemente le regole non valgono allo stesso modo per tutti.

Hines sottolinea che dopo quest’episodio l’ISU ha scritto un codice etico per i giudici, e se è vero che un codice etico è importante, è anche vero che quasi sempre è difficile provare che qualcuno abbia barato perché nascondersi dietro la soggettività di giudizio è molto facile. Questo caso è diverso perché abbiamo una confessione e, come si chiede Kelli Lawrence,

If the worst a judge could face for a huge Olympic scandal was a three-year suspension (rather than a lifetime ban), how could figure skating ever rise above its own tainted reputation?

Sulla nascita del codice etico tornerò domani, per ora proseguo con Salt Lake City.

2002, Giochi olimpici

Il voto di scambio prevedeva che i francesi aiutassero i russi nell’artistico, e che i russi aiutassero i francesi nella danza. Vediamo classifica e giuria.

Referee:

  • Alexander Gorshkov, RUS

Assistant Referee:

  •  Ann Shaw

Judges (CD1):

  •  Eugenia Gasiorowska, LAT (sostituta nella seconda danza obbligatoria)
  •  Irina Nechkina, AZE
  •  Yuri Balkov, UKR (sostituto nella danza originale)
  •  Ingrid Charlotte Wolter, GER
  •  Evgenia Karnolska, BUL
  •  Alla Shekhovtseva, RUS
  •  Roland Wehinger, SVI
  •  Katalin Alpern, ISR (sostituta nella danza libera)
  •  Halina Gordon-Potorak, POL
  •  Walter Zuccaro, ITA (sostituto nella prima danza obbligatoria)

I giudici erano dieci, ma contava il punteggio solo di nove di loro. I voti assegnati dal decimo giudice, il sostituto (un giudice diverso in ogni fase di gara), sarebbero entrati nel punteggio solo se il comportamento di uno degli altri giudici fosse stato ritenuto scorretto e i suoi voti fossero stati eliminati.

Per prima cosa noto una certa stabilità nella classifica, non c’è stato il minimo spostamento per le prime otto coppie. Anche se il pubblico si aspettava una lotta fra francesi (vicecampioni del mondo e campioni europei in carica) e italiani (campioni del mondo e vicecampioni europei), a classificarsi secondi sono stati i russi Irina Lobacheva/Ilia Averbukh, medaglia di bronzo sia all’ultimo Mondiale che all’ultimo Europeo. I russi avrebbero poi vinto l’oro al Campionato del mondo, con Marina Anissina/Gwendal Peizerat e Barbara Fusar-Poli/Maurizio Margaglio che avrebbero disertato la competizione, avrebbero vinto l’oro europeo nel 2003 e avrebbero concluso la carriera con l’argento mondiale alle spalle di Shae-Lynn Bourne/Viktor Kraatz. Forse, nonostante il terzo posto nelle danze obbligatorie e nella danza originale, Fusar-Poli/Margaglio avrebbero comunque vinto l’argento se non fossero caduti nella danza libera. È possibile, ma questa è solo un’ipotesi mia, che siano stati piazzati indietro nelle prime fasi di gara per tacitare le polemiche presentando come un successo la conquista della medaglia d’argento grazie alla seconda danza libera. Quando c’è una rimonta è più difficile provare di essere stati trattati ingiustamente. Come detto, è solo un’ipotesi. Barbara e Maurizio sono caduti nella danza libera, e sono caduti pure Shae-Lynn Bourne/Viktor Kraatz. Questo ha consentito ai lituani Margarita Drobiasko/Povilas Vanagas di scavalcarli? Neanche per sogno, i lituani erano quinti e quinti sono rimasti. Ovviamente non hanno gradito.

Fifth-place finishers Margarita Drobiazko and Povilas Vanagas of Lithuania took note of both falls and filed a protest, complaining that neither the Italian nor the Canadian dance teams had received the deductions they were due from their obvious errors. The protest was thrown out by the ISU a few days later; disregarded as were most complaints made about judging. (Lawrence)

Diamo uno sguardo alla classifica della danza libera, che da sola valeva la metà del punteggio.

2002 OG danza

Come detto, il giudice russo Alla Shekhovtseva ha messo al primo posto i russi, e con lei lo hanno fatto altri tre giudici, lo svizzero, il tedesco e l’italiano. I francesi hanno avuto cinque primi posti e quindi hanno vinto. I russi hanno ottenuto quattro primi posti e cinque secondi posti, quindi hanno vinto l’argento. Gli italiani hanno avuto cinque terzi posti, dai giudici di Russia, Svizzera, Italia, Azerbaijan e Polonia, e hanno vinto l’argento. I canadesi hanno ricevuto cinque piazzamenti fra terzo e quarto posto, quindi sono arrivati quarti. Io sono contenta che una coppia italiana abbia vinto la medaglia, e il mio sostegno all’epoca andava soprattutto a Shae-Lynn e Vic, perciò da tifosa avrei voluto vedere entrambe le coppie più in alto, ma non così.

Noto un’ultima cosa: la giuria. Alla Shekhovtseva l’ho già citata. Il referee era Alexander Gorshkov, che abbiamo già incontrato come referee in un paio di occasioni non proprio tranquille. E fra i dieci giudici (nove nel pannello di giuria, un sostituto a turno), sei, quelli di Lituania, Azerbaijan, Ucraina, Bulgaria, Russia e Polonia, provengono o da ex paesi sovietici o da paesi che hanno avuto un legame molto stretto con l’Unione Sovietica. L’ultimo nome che sottolineo è quello dell’ucraino Yuri Balkov, che già conosciamo.

Edit: mesi dopo aver scritto questo post ho letto Un si long silence di Sarah Abitbol. Il libro si concentra su altro, in particolare sulle violenze subite da Abitbol da parte di uno dei suoi allenatori, ma parla anche di questa gara. Lei e Stéphane Bernadis, all’epoca vice campioni europei e medaglia di bronzo mondiale nel 2000 (un infortunio li aveva costretti al ritiro nel 2001) avrebbero dovuto partecipare alla gara delle coppie di artistico. Purtroppo poco prima dell’inizio della gara, quando lei e Bernadis già si trovavano a Salt Lake City, Abitbol si è rotta il tendine d’Achille.

L’un des pontes de l’équipe s’approche, je crois que c’est pour me soutenir. Pas tout à fait. Il est certes désolé de ce qui m’arrive, mais il a surtout une demande à exprimer: « Des journalistes chercherent à te joindre. Dis-leur que tu as une entorse, ne leur annonce surtout pas ton retrait des JO avant demain. » Il m’explique qu’ils ont besoin du vote de la juge française. Si je déclare que j’abandonne dés aujourd’hui, elle sera écartée du jury. Si je le fais que demain, les jeux étant ouverts, elle restera. La présence de cette juge française est cruciale, me dit-il, car elle est censée faire gagner les Russes contre les Canadiens dans ma discipline « couple artistique », et en échange, les Lituaniens voteront pour le « coulpe danse » français, qui a de grandes chances d’obtenir la médaille d’or. (pag. 85)

Il giudice francese citato da Abitbol, ovviamente, è Le Gougne. Quindi un infortunio viene annunciato in ritardo in modo da poter conservare nella giuria un giudice che assegnerà in proprio voto non in base a quel che faranno i pattinatori ma in base a quel che le è stato detto di fare. Abitbol probabilmente non ha minimamente pensato di disobbedire a chi le ha detto di ritirarsi solo il giorno dopo sia perché era traumatizzata da quello che le era successo e non aveva le energie per pensare ad altro sia perché, come tutti i pattinatori, era in balia dei voleri della federazione, e se non avesse obbedito ai dirigenti avrebbe potuto perdere ogni possibilità di partecipare alle gare, perciò ha fatto quello che le è stato detto di fare. Però qui non solo abbiamo la conferma del voto di scambio, ma vediamo anche che quando c’è un imprevisto come un infortunio c’è sempre chi trova il modo per metterci una pezza, e soprattutto abbiamo l’ingresso in scena del giudice lituano Eugenia Gasiorowska. Gasiorowska è uno dei cinque giudici che ha assegnato il primo posto ad Anissina/Peizerat e il secondo a Lobacheva/Averbukh, se lei avesse votato in modo diverso, assegnando il primo posto ai russi, sarebbero stati i russi e non i francesi a vincere la medaglia d’oro ai Giochi olimpici. Perché il voto del giudice lituano della danza era legato al voto del giudice francese nelle coppie di artistico? Qui ci starebbe bene una bella indagine, anche se sono trascorsi parecchi anni.

2002, Giochi olimpici

Stacchiamoci dalle due gare delle coppie, quelle intorno a cui è ruotato lo scandalo (soprattutto quello delle coppie di artistico, per la danza l’ISU ha sempre fatto del suo meglio per negare tutto). Riassumo rapidamente quel che dice Bianchetti Garbato alle pagine 210-211 del suo libro.

La tedesca Sissy Krick, che avrebbe dovuto giudicare la gara maschile, ha informato Ottavio Cinquanta che la federazione russa aveva fatto pressioni sulla federazione tedesca per toglierla da quel pannello di giuria. Krick è stata effettivamente tolta, e messa a giudicare la gara femminile, mentre in quella maschile il giudice tedesco è diventato Volker Waldeck. Krick ha giudicato una gara olimpica, quindi non ha potuto lamentarsi per essere stata messa da parte. Tutti contenti? Sì, se non ci fossero stati strani giochi dietro. Come può la federazione di un paese non volere un particolare giudice di un altro paese? E come può non volerlo e ottenere che non ci sia? Se il giudice è disonesto va bene, ma se non lo è? Perché la federazione russa non voleva Krick? Secondo Bianchetti Garbato i russi

temevano che avrebbe sostenuto Alexei Yagudin anziché Eugeny Plushenko, che era il loro “candidato” al titolo olimpico.

Plushenko si è messo nei guai da solo cadendo sul quadruplo toe loop iniziale del programma corto e piazzandosi in quarta posizione dietro a Yagudin, Takeshi Honda e Timothy Goebel, il che significava che, se anche avesse eseguito il miglior libero, avrebbe avuto bisogno che almeno un pattinatore si piazzasse fra lui e Yagudin per vincere l’oro. Non ha eseguito il miglior libero, anche se non è caduto. Yagudin ha vinto entrambi i programmi per parere unanime dei giudici, uno dei pochi che ha preferito Plushenko è stato un bambino di poco più di sette anni che viveva in Giappone. La gara è finita come doveva finire per quello che gli atleti hanno espresso in pista. Tutto pacifico allora? No, se i maneggi ci sono la cosa non va bene, anche quando la gara finisce nel modo giusto. Yagudin è andato alla gara

feeling rejected by his own federation (Milton, Figure Skating’s…, pag. 54).

Avendo due atleti in grado di puntare ai due gradini più alti del podio, perché in Russia un pattinatore poteva essere preferito all’altro?

Il motivo per cui i russi preferivano Plushenko a Yagudin non aveva nulla a che fare con i due ragazzi, ma piuttosto con i loro allenatori: Alexei Mishin, allenatore di Plushenko, e Tatiana Tarasova, allenatrice di Yagudin. Da sempre Mishin occupa una posizione dominante nella sua federazione, in quella dell’Unione Sovietica prima e in quella russa poi e da sempre esiste un’incompatibilità di carattere con la Tarasova. (Bianchetti Garbato, pag. 211)

Era già avvenuto qualcosa di simile, con la federazione russa che a un certo punto aveva accantonato come ormai inutili Ludmila Belousova/Oleg Protopopov, campioni olimpici nel 1964 e 1968, ritenuti troppo teatrali e ormai datati, per dedicare tutta la loro attenzione a una coppia emergente particolarmente forte da un punto di vista atletico, Irina Rodnina/Alexei Ulanov. L’episodio è descritto da Milton alle pagine 139-140 di Figure Skating’s… E ancora, dopo il successo mondiale nel 1977 i danzatori Irina Moiseeva/Andrei Minenkov hanno perso il favore della loro federazione, che gli ha preferito prima Natalia Linichuk/Gennadi Karponosov e poi Natalia Bestemianova/Andrei Bukin (Milton, Figure Skating’s…, pag. 172).

Insomma, quando una federazione ha più atleti forti, può scegliere di sostenerne uno a spese dell’altro per motivi politici interni. In Toscana esiste un detto medievale, “meglio un morto in casa che un pisano all’uscio”, e sorvolando sulle ragioni storiche della nascita di questo proverbio è evidente che fra città vicine non si amavano molto. Firenze non ama Pisa che non ama Lucca e così via. Se la federazione russa sostiene Mishin non può sostenere Tarasova, e se sei giapponese è meglio essere del Kantō, del Kansai o di Chūbu piuttosto che del Tōhoku, almeno se vuoi il sostegno della federazione.

2002, Giochi olimpici

Proprio una gara tranquilla, a Salt Lake City i sospetti ci sono stati in ogni disciplina. Iniziamo con una frase non proprio tranquillizzante di Rudi Galindo, a cui King Kaufman ha chiesto chi avrebbe vinto:

I don’t know. But I’m just going to go with Michelle [Kwan]. I’ll say that. Just because she might have the spirit of being in North America, in Utah, and I think it’s time for her to win. I think the ISU [International Skating Union], too, they understand that we need an American woman to win the Olympic gold, to help out with the ticket sales and the popularity of skating.

C’è qualcosa che non mi torna. Che Galindo si augurasse una vittoria di Kwan mi sta bene, fra l’altro anch’io speravo che vincesse Kwan. Quello che mi preoccupa è il fatto che lui potesse dire tranquillamente che l’ISU capiva che gli Stati Uniti avevano bisogno di una vincitrice statunitense. Ma da quando i bisogni economici di qualcuno hanno a che fare con la qualità delle prestazioni proposte dai pattinatori? Di fatto il programma corto è stato vinto dalla statunitense Michelle Kwan davanti alla russa Irina Slutskaya e alle altre statunitensi Sasha Cohen e Sarah Hughes.

Nel libero Kwan ha commesso alcuni errori e le posizioni si sono mescolate. Secondo la giuria la migliore è stata Hughes, che ha vinto l’oro (4° e 1° posto, 3.0 punti), davanti a Slutaskaya, che ha vinto l’argento (2° e 2° posto, 3.0 punti, superata a parità di punti perché il miglior libero è stato eseguito dalla sua avversaria), Kwan, che ha vinto il bronzo (1° e 3° posto, 3.5 punti) e Cohen (3° e 4° posto, 5.5 punti). Milton ricorda che

the Russian federation protested, arguing Slutskaya should have been placed higher in the short program, which would have won her the gold (Figure Skating’s…, pag. 107).

Se Slutskaya avesse battuto Kwan – e il programma corto è stato vinto da Michelle per 5 giudici a quattro – l’oro sarebbe andato a Irina. La federazione russa ha chiesto l’assegnazione di un secondo oro alla sua pattinatrice, segno che la decisione di assegnare due medaglie d’oro nella gara delle coppie di artistico ha avuto strascichi enormi. È anche possibile che la federazione russa abbia protestato in favore di Slutskaya per sviare l’attenzione da quella gara e porsi come vittima dei maneggi occidentali. Un resoconto della vicenda si trova in un articolo scritto da Michael Janofsky: OLYMPICS: FIGURE SKATING; Hughes’s Gold Draws Russians’ Ire.

Quel che è certo è che sarebbe stata fondamentale un’indagine seria in tutte le discipline, un’indagine che non c’è mai stata.

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