Di giudici, giurie e giudizi equi/11. 2002-2007

2002, Campionato del mondo

James Hines non ha visto controversie nella totale immobilità delle prime otto coppie nella gara di danza dei Giochi olimpici, di cui non ha parlato, però ha dedicato un certo spazio alla gara di danza del successivo Campionato del mondo. Assenti Anissina/Peizerat e Fusar-Poli/Margaglio, il titolo è andato a Lobacheva/Averbuch davanti a Bourne/Kratz. Anche in questa gara la classifica è stata molto statica, nelle prime nove posizioni c’è stato un solo spostamento. Nelle danze obbligatorie e nella danza originale la terza posizione è stata ottenuta dai lituani Margarita Drobiazko/Povilas Vanagas, la quarta dagli israeliani Galit Chait/Sergei Sakhnovski. Nella danza libera però le posizioni si sono invertite, terzi Chait/Sakhnovski, quarti Drobiazko/Vanagas. Nella somma delle classifiche dei quattro segmenti di gara entrambe le coppie hanno totalizzato 7.0 punti, e il bronzo è andato agli israeliani perché, a parità di somma, la posizione migliore veniva assegnata a chi aveva eseguito la danza libera migliore.

Panel of Judges

Function Name Nat.
Referee Mr. Courtney L. J. JONES O.B.E GBR
Assistant Referee Mr. John GREENWOOD CAN
Judge No.1 Ms. Sharon ROGERS USA
Judge No.2 Ms. Elizabeth RYAN ISU
Judge No.3 Ms. Odette COULSON GBR
Judge No.4 Ms. Elena BURIAK RUS
Judge No.5 Mr. Yuri BALKOV UKR
Judge No.6 Ms. Maria MILLER ISU
Judge No.7 Ms. Monika ZEIDLER GER
Substitute Judge Ms. Irina NECHKINA AZE

Visto che trovare questi dati è stato laborioso, mi appunto qui il link diretto: https://web.archive.org/web/20120206102549/http://www.icecalc.com/events/wc2002/results/SEG071.HTM. E visto che non mi piace il fatto di nascondere la nazionalità dei giudici sotto la generica dicitura ISU perché il national bias è legato alle singole nazioni, mi sono presa il tempo per identificare la nazionalità di ciascun giudice e sostituirla alla sigla anonima, anche se un paio di dubbi ancora ci sono. Non solo. Purtroppo l’elenco non è completo: il pannello di giuria comprendeva nove giudici, ma il sito che ho trovato ne elenca solo sette. Del pannello di giuria della danza originale ha fatto parte anche Katalin Alpern (ISR), e visto che dai video sappiamo che uno dei giudici era istraeliano è probabile che fosse lei. Le nazionalità degli altri giudici, Mayumi Kato (JPN), Evgenia Karnolska (BUL) e Richard Kosina (CZE), che nella danza originale è il sostituto, non tornano, come non torna il fatto che Elizabeth Ryan sia australiana e Maria Miller polacca. All’appello mancano un giudice italiano, uno francese e uno ungherese.

Lo abbiamo già visto il meccanismo. A nessuna delle due coppie sono stati assegnati primi posti. Drobiazko/Vanagas hanno ricevuto un secondo posto, ma non basta. Chait/Sakhnovski hanno ricevuto cinque posti dal terzo in su, Drobiazko/Vanagas solo quattro, a piazzarsi davanti sono Chait/Sakhnovski. Non hanno la minima importanza il fatto che, se ci limitassimo a sommare i punteggi, Drobiazko/Vanagas hanno ottenuto più punti, perché quello che conta è la maggiorità di priorità, né ha importanza il fatto che uno dei quattro voti a loro favore sia un secondo e non un terzo posto, e che Chait/Sakhnovski abbiano ricevuto anche un quinto posto, e neppure il fatto che due giudici abbiano assegnato lo stesso punteggio a entrambe le coppie (nella danza libera in caso di parità di punteggio nei voti di un giudice, veniva assegnata la classifica migliore a chi aveva ottenuto un voto più alto sotto l’aspetto artistico). Regolamento alla mano, la differenza è minima ma c’è, ed è a favore degli israeliani.

The Lithuanian federation filed a protest supported by a petition signed by more than thirty skaters and coaches. It read, in part, “We would like to bring to your attention our discontent with the final results of the competition. We are particularly distressed with the awarding of the bronze medal. The Lithuanians skated a medal-worthy performance and were not justly rewarded.”

The protest was denied, but it demonstrated again problems stemming from subjective judging, especially in ice dancing. Bloc judging may have occurred. The judges from Hungary, Israel, Italy, Russia [Buriak], and Ukraine [Balkov] placed the Israelis first; the judges from Britain, France, Germany, and the United States placed the Lithuanians first. (Hines, pag. 268)

Peccato che non siano indicati i nomi di questi oltre trenta fra pattinatori e allenatori, dev’esserci voluto molto coraggio per firmare una petizione del genere contro chi ha il potere di decidere del loro destino. Come fonte per la citazione, Hines indica

Zanca, Salvatore. “World Triumphs.” Skating 79 (May 2002): 12-21. La frase in questione è a pagina 20.

2003-2005, la World Skating Federation

Ovvero quello che sarebbe potuto essere e che non è. Nel 2002 è scoppiato il più grosso scandalo legato al pattinaggio. Non l’unico, e non è che ora le cose vadano bene. Semplicemente non ci sono state altre confessioni pubbliche, e chi fa giochetti poco simpatici ha capito come farli senza che sia troppo palese. Poi ci sono gli incompetenti, che non fanno le cose in malafede ma rendono più difficile capire chi è in malafede, la soggettività di giudizio, che è la scusa ufficiale di chi assegna i voti come gli pare indipendentemente da quanto fatto dagli atleti su ghiaccio, e gli errori umani, sempre possibili. Se l’ISU potenziasse le tecnologie, e per diversi aspetti della valutazione delle gare è possibile, ridurrebbe al minimo gli errori umani e metterebbe un limite alla soggettività di giudizio. Non avremmo valutazioni perfette, ma la situazione migliorerebbe di molto. E poi servirebbero squalifiche ai giudici palesemente disonesti, non una breve sospensione e una pacca sulle spalle come a dire “stavolta è andata male, ma vai pure avanti tranquillamente”. E invece…

Nel 2003 alcuni ufficiali dell’ISU, arrabbiati per lo scandalo e stanchi di decisioni che non comprendevano, hanno provato a staccare il pattinaggio artistico dal pattinaggio velocità. L’ISU – all’epoca non si chiamava così, ma per comodità lascio stare – è nato nel XIX secolo per regolamentare le gare di pattinaggio di velocità, ma in breve si è aggiunto il fancy skating, quello che sarebbe diventato il pattinaggio artistico. Le due discipline, pur così diverse fra loro, sono state legate fin dalle origini del loro aspetto agonistico. A un certo punto qualcuno nell’artistico, che è la disciplina che ottiene i contratti migliori dalla televisione e che quindi, a livello economico, sostiene l’intera struttura, ha deciso che era ora di separare le due discipline. Ottavio Cinquanta, che per fra il 1994 e il 2016 è stato presidente dell’ISU, proviene dal pattinaggio velocità. Anche l’attuale presidente, Jan Dijkema, proviene dalla velocità, sono decenni che l’ISU è guidato dal pattinaggio velocità e non dall’artistico, anche se riconosco che è mille volte meglio che l’elezione sia stata vinta da Dijkema piuttosto che dal secondo classificato, Didier Gailhaguet. Ma l’artistico non aveva nessun altro da proporre? Infatti io tifavo per quello che è arrivato terzo senza quasi raccogliere voti. Non ricordo il suo nome, solo che proveniva dal pattinaggio sincronizzato.

Va bene, mi sono distratta sui presidenti. Alcuni tecnici dell’artistico hanno ritenuto che fosse meglio separare le due discipline, anche perché a loro giudizio lo scandalo di Salt Lake City era stato trattato con troppa superficialità, mentre sarebbe stato necessario adottare una linea dura contro la corruzione e i maneggi. Da notare, oltre alla sospensione di soli tre anni per Marie-Reine Le Gougne e Didier Gailhaguet, la mancanza di una qualsiasi indagine per verificare eventuali responsabilità dei russi, indagine indispensabile visto che si parlava di combine. Poi l’indagine si può anche concludere con un nulla di fatto perché chi è stato indagato è innocente o perché non si trovano prove, ma con una confessione come quella di Le Gougne non provare neppure a indagare in quella direzione significa infischiarsene della giustizia e della correttezza delle gare.

Separare l’artistico dalla velocità però è praticamente impossibile, bisogna cambiare lo statuto dell’ISU, per farlo servono i 2/3 dei voti, ad avere diritto di voto è lo stesso numero di persone provenienti dall’artistico e dalla velocità (più il presidente), quindi nessuno ha la maggioranza, e se una disciplina guadagna poco dai diritti televisivi e viene mantenuta dai diritti dell’altra, è ovvio che non la voglia lasciar andare per la sua strada. Cosa hanno fatto i dissidenti? Il 25 marzo 2003 hanno annunciato la nascita della World Skating Federation.

I principali obiettivi della futura nuova federazione erano di ridare credibilità allo sport combattendo la corruzione fra i giudici, adottando un severo Codice Etico e un Codice di Comportamento per tutti i dirigenti, gli ufficiali di gara e gli atleti. L’operato degli ufficiali di gara doveva essere sottoposto a severi controlli e ci sarebbe stata “tolleranza zero” per tutti i casi di comportamento scorretto.

[…]

La reazione dell’ISU a questo annuncio fu violenta e, come di consueto, basata sulle intimidazioni. L’intero mondo del pattinaggio venne minacciato. Qualsiasi federazione che si fosse affiliata o qualunque pattinatore, giudice o dirigente che si fosse anche solo espresso a favore dei principi di questa futuribile nuova federazione (non parliamo della sua creazione) sarebbe stato privato dello stato di eleggibilità. […]

La World Skating Federation, per non causare problemi agli atleti o compromettere la loro carriera sportiva, scelse di rimanere inattiva e di fatto non vide mai la luce. E tuttavia, tanto rumore non fu per nulla: non solo diede una scossa all’ISU e al pattinaggio in generale, ma produsse anche alcuni importanti risultati.

Per prima cosa l’ISU fu finalmente costretta ad adottare un Codice Etico. Fu una grande vittoria, se si considera che era stata inutilmente sollecitata più volte a farlo in passato. (Bianchetti Garbato, pagg. 221-222)

Per quanto riguarda l’eleggibilità citata da Bianchetti Garbato, ricordo che l’ISU non distingue fra pattinatori dilettanti e professionisti, ma fra pattinatori eleggibili, cioè che possono partecipare alle gare sanzionate dall’ISU, Giochi olimpici compresi, e non eleggibili, che non possono partecipare. Un pattinatore non eleggibile di fatto può dedicarsi solo agli show o all’insegnamento. Quanto al Codice Etico, l’ISU ne ha uno perché un gruppo di persone ha costretto Cinquanta e la federazione ad adottarlo. Come è stato scritto questo Codice Etico? Le norme adottate

rispecchiavano esattamente i princìpi contenuti nello Statuto della World Skating Federation, quello che era stato diffuso a Washinton D.C. durante la famosa conferenza stampa. Inoltre, la maggior parte delle proposte relative a modifiche dello Statuto e dei regolamenti da discutere al Congresso dell’ISU del 2004 a Scheveningen, Olanda, erano la copia esatta di quelle contenuta nello Statuto della World Skating Federation. (Bianchetti Garbato, pag. 222)

Dopo aver adottato le loro idee, con i dissidenti che hanno rinunciato a far nascere la federazione rivale, l’ISU cos’ha fatto, li ha ringraziati? Nemmeno per sogno, li ha squalificati a vita. Gailhaguet e Le Gougne sospesi per tre anni, gli americani Ronald Pfenning e Jon Jackson, l’inglese Sally-Anne Stapleford (colei che per prima ha raccolto la confessione di Le Gougne), la svedese Britta Lindgren, l’ungherese Judith Furst-Tombor e il canadese Jan Garden, pur potendo lavorare per le rispettive federazioni, a livello internazionale non possono più fare nulla. Visto che quando vuole l’ISU sa essere severa? I nomi li ho presi da quest’articolo: http://www.espn.com/espn/wire?section=figureskating&id=2020608. Caso mai dovesse sparire, posto lo screenshot.

Insomma, l’ISU non può essere riformato né dall’interno né dall’esterno, e chi ci prova commette un suicidio.

2004

Il pattinaggio artistico è una disciplina in cui la tradizione è molto importante, e nella danza su ghiaccio questo è ancora più vero. Un pattinatore innovativo in genere viene apprezzato dagli spettatori, non dalle giurie, e un pattinatore che proviene da una nazione con poca tradizione fa più fatica a emergere. Ora, dopo Tessa Virtue/Scott Moir (altra coppia per cui ho tifato), Meryl Davis/Charlie White, i fratelli Maia e Alex Shibutani e altre straordinarie coppie canadesi e statunitensi attive in questi ultimi anni, può essere difficile ricordarsene, ma per molto tempo la danza è stata la più europea delle discipline. La prima edizione del Campionato del mondo si è svolta nel 1952, io ho fatto uno screenshot dei podi mondiali dal 2010, anno dell’inizio del dominio nordamericano, al, tornando indietro nel tempo, 1977, scelto con il semplice criterio che la schermata arrivava fin lì. Negli anni che non vedete ci sono 9 medaglie d’argento e 14 di bronzo vinte da coppie canadesi o statunitensi, a fronte di 24 ori, 15 argenti e 10 bronzi vinti da coppie europee (britanniche, cecoslovacche, sovietiche, francesi e tedesche dell’Ovest). Ho colorato in giallo lo sfondo del rettangolo relativo alle coppie non europee capaci di vincere una medaglia al Campionato del mondo.

Sono pochine. Judy Blumberg/Michael Seibert e Tracy Wilson/Robert McCall non sono mai andati oltre il bronzo, e solo i canadesi hanno vinto anche il bronzo olimpico (e probabilmente avrebbero meritato di vincere una medaglia più pregiata), gli statunitensi si sono dovuti accontentare del quarto posto. Shae-Lynn Bourne/Viktor Kraatz l’oro alla fine lo hanno vinto, ma hanno dovuto faticare parecchio per riuscirci, e hanno raccolto due quarti posti olimpici. E poi ci sono Tanith Belbin e Benjamin Agosto.

Virtue/Moir and Davis/White owe a huge debt of gratitude to their former clubmates. It is impossibile to overstate how difficult it was for Belbin and Agosto to force their way into the upper echelons of the sport’s most American-resistant division. For every place they rose in the standings, they had to be demonstrably superior to those they passed in the Eurocentric discipline.

And for the most part, they have been demonstably superior.

They started at 13th in the world in 2002, but their talent was too obvious to keep them far from the podium: they jumped to seventh in 2003, and were fifth in 2004. But they often didn’t get the marks for their compulsory dances, or in the “artistic” and, later, component scores that some of their lesser-talented European competitors did (Milton, Figure Skating’s…, pagg. 209-2010).

2006, Campionato europeo

Siamo in un anno olimpico, e il risultato del Campionato europeo è molto importante in ottica olimpica. Sono gare diverse, certo, ma i giudici sanno chi ha vinto le competizioni più recenti, e non è facile riuscire a non essere influenzati da questa consapevolezza. Con l’eccezione degli statunitensi Tanith Belbin/Ben Agosto tutte le coppie più importanti sono europee. Se guardiamo il risultato dei Giochi olimpici di Torino, Belbin/Agosto, vincitori dell’argento, sono gli unici non europei presenti nelle prime dieci posizioni.

Il titolo viene vinto dai russi Tatiana Navka/Roman Kostomarov, che poi vinceranno l’oro olimpico, davanti agli ucraini Elena Grushina/Ruslan Goncharov, che a Torino vinceranno il bronzo, e ai lituani Margarita Drobiazko/Povilas Vanagas, solo settimi ai Giochi olimpici. Nelle ultime due stagioni Navka/Kostomarov avevano vinto in successione finale di Grand Prix, Campionato europeo e Campionato del mondo, i favoriti erano loro e sono stati loro a vincere. Grushina/Gonkarov avevano vinto il bronzo all’ultimo Mondiale e l’argento sia al Campionato europeo precedente che alla recente finale di Grand Prix. Guardando i risultati precedenti, la vittoria dei russi davanti agli ucraini non è nulla di sorprendente, è quello che era sempre successo. Ma se guardiamo la gara? In Sequins & Scandals M.G. Piety ha scritto

An article from the Toronto Globe and Mail reported: “Judges were booed off the stand at the European Figure Skating Championships in Lyon, France, as spectators condemned the results of the dance event” (January 23, 2006). It seems that the crowd disagreed with the judgment that the flawed performance of the Russian team of Tatiana Navka and Roman Kostomarov was good enough to merit a gold medal.

Io non so nulla di più di quanto ha scritto Piety, ed è vero che a volte i fan sono interessati solo alla vittoria dei loro favoriti e sono capaci di protestare se il risultato non è quello che speravano, ma qualche dubbio queste frasi me lo fanno venire.

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2007, Skate America

La gara maschile viene vinta da Daisuke Takahashi davanti a Evan Lysacek e Patrick Chan. Piety parla degli alti costi del pattinaggio, di come i risultati di un anno di allenamento si concentrino nei pochi minuti che dura un programma, e che se quel programma va male non esiste una seconda opportunità.

Judges know this. Judges actually follow the progress of individual skaters throughout the year. They know who can do what, who tends to perform consistently, and who may be capable of performing brilliantly but tends to lose it at some point in important competitions.

The nature of the competitive structure and of the relationship between skaters and judges gives rise to several problems as far as judging is concerned. The first is that judges will often, and, one could argue even inevitably, come to have favorites among the competitors. This wouldn’t matter if the standards for evaluating performances were entirely objective, but the evaluation of a performance that has any sort of aesthetic component, such as figure skating programs do, is to a certain extent subjective, and this leaves room for personal bias both to influence the evaluation of individual performances and to be very difficult to detect. The influence of such biases on judges is usually unconscious. This was very likely the reason for what some fans viewed as the unexpectedly high scores that Evan Lysacek received for his lackluster short program in the 2007 Skate America competition […]. “The Lysacek effect,” one fan called it. He’s a former world bronze medalist, the reigning U.S. men’s champion and the 2007 Four Continents champion, so he’s going to skate well, right? The fact that he has proven his competitive mettle means that he deserves to place well, right?

There is an even more pernicious tendency on the part of some judges, however, to “boost” consciously the scores of skaters who have proven that they can consistently skate at a very high level, but who happen to have an off day when it counts. The logic behind this practice is that you don’t want to penalize such a skater for having an off day and you don’t want to send some unseasoned skater off to international competition just because he or she happened to have a good day when it mattered. So, the practice grew of awarding marks based at least partly on reputation rather than on the quality of the actual performance, and this practice seemed to many people to be ethically defensible, because it helped to compensate for the unjust nature of the competitive structure of the sport. No matter how well-intentioned, however, the practice is inherently dishonest. Once judges feel that they are not constrained to award marks based on the quality alone of the performance in question, the floodgates are open to the influence of a myriad of inappropriate factors, such as sexual orientation, political views, how skaters conduct their personal lives, whether their parents or others close to them are in a position to make large financial contributions to the sport, and even who coaches them or who choreographs their programs. Jon Jackson, a former figure skating judge, charges in his book, On Edge: Backroom Dealing, Cocktail Scheming, Triple Axels, and How Top Skaters Get Screwed (New York: Thunder’s Mouth Press, 2005), that judges would sometimes even discuss among themselves strategies that they could employ to make sure that the results of a competition were what they considered “satisfactory.” One way of doing this was to give low marks for what was called “artistic impression,” but which is now called “presentation.” (M.G. Piety, Sequins & Scandals).

Dopo aver citato questo brano, prima di andare avanti e scrivere queste parole, ho ordinato il libro di Jon Jackson. Se non avete fatto caso al nome, è uno dei giudici squalificati per la vicenda della World Skating Federation. Io devo finirla, mi sto riempiendo la libreria di libri di pattinaggio. Conoscendomi sono parole a vuoto, perché so che continuerò a fare acquisti. Stavolta ho citato un brano davvero lungo, ma spesso le parole dell’autore sono esattamente il modo migliore per dire una determinata cosa, e quello che dice Piety in queste righe è preoccupante. Molti testi suoi sono reperibili su internet, qui potete trovare un elenco con tanto di link: https://mgpiety.org/publications/.

Nelle righe successive Piety si sofferma sulla gara di danza nella stessa competizione, parlando di un punteggio stranamente basso nei components della danza originale degli statunitensi Kimberly Navarro e Brent Bommentree. Io invece mi fermo, la prossima parte sarà sui Giochi olimpici del 2010.

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6 Responses to Di giudici, giurie e giudizi equi/11. 2002-2007

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  3. A says:

    Su Nagano 2002

    La giudice italiana era Simonetta Spalluto, che poi è stata per anni la segretaria di Cinquanta.
    La francese era Christine Hurt.
    L’ungherese era Athos Pethes.

    Hurth, Zeidler e Rogers parlarono alla stampa contro il risultato. Dopo la danza libera, Sharon Rogers disse di aver ricevuto una telefonata anonima in cui le si facevano minacce di morte.

    Chait disse che negli spogliatoi una pattinatrice le disse qualcosa tipo “ma quanto tuo padre ha pagato per la medaglia?”. Il che fece infuriare il padre della Chait (che era ed è tuttora il presidente della federazione israeliana) che all’hotel delle delegazioni tentò letteralmente di assalire Zhulin mentre gli altri presenti cercavano di trattenerlo.

    Insomma un grande caos

    • Se mai deciderai di scrivere un libro su tutto ciò che sai del pattinaggio, sappi che ti sei già conquistato una lettrice. Caos è un termine riduttivo per definire l’episodio, ma fatico a trovare un termine adatto. Mi lasci senza parole.

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