Jon Jackson: On Edge/3. National bias e preconcetti

Proseguo con il mio sguardo dentro le pagine di On Edge di Jon Jackson. Questo post è dedicato a un capitolo solo, il settimo, perché già così quello che c’è da dire è tantissimo. Jackson si interroga sul sostegno dato dalle federazioni ai loro atleti, sottolineando come la giusta narrazione possa farli guardare in modo favorevole dalle giurie. I suoi dubbi partono dai Giochi olimpici del 1994, dove l’oro è stato vinto da Oksana Baiul davanti a Nancy Kerrigan. All’epoca di tecnica non capivo nulla, e ora non riguardo i video per questioni di tempo, so che Kerrigan mi ha sempre lasciata indifferente e che Baiul mi piaceva. L’affermazione che il successo lo meritasse Kerrigan l’ho trovata anche in Inside Edge di Christine Brennan, ma, come detto, sorvolo sui video e mi concentro sulle parole di Jackson.

Why didn’t U.S. Figure Skating spin her [Kerrigan] into gold? Russia has done it many times for their champions; where was U.S. Figure Skating? Oksana Baiul, abandoned by her parents (spin: orphaned), raised by her coach […], became a gold medalist despite landing nearly every one of her jumps on two feet.

Pag. 146

Un po’ di contesto: il 6 gennaio, durante il campionato nazionale, Kerrigan ha ricevuto una sprangata su un ginocchio. Il mandante dell’aggressione, si è scoperto in breve, era l’ex marito della sua principale rivale in campo nazionale, Tonia Harding. Quanto fosse coinvolta la stessa Harding non è mai stato appurato, anche se in seguito la pattinatrice è stata squalificata a vita. Per qualche tempo Kerrigan è stata al centro dell’attenzione, con la storia drammatica di un’aggressione assurda e la sua forza in un recupero notevole. Il 23 febbraio, ai Giochi olimpici, Kerrigan ha eseguito il miglior programma corto, Baiul, la campionessa del mondo in carica, il secondo. Durante l’ultimo allenamento ufficiale Baiul si è scontrata con Tanja Szewczenko, è stata ferita a una gamba, e ha avuto bisogno di alcuni punti di sutura e degli antidolorifici per riuscire a partecipare alla gara. Kerrigan ha perso il ruolo di pattinatrice avversata dalle circostanze ma capace di superarle con la sua forza, ruolo che è passato a Baiul. I giudici possono essere stati influenzati nella loro valutazione da quest’incidente? Non lo sapremo mai. Quello che trovo notevole, e che non depone a favore di Jackson, è il suo desiderio di vedere la federazione “spingere” Kerrigan.

La federazione russa – anche se ormai Baiul pattinava per l’Ucraina – ha spinto Baiul? È probabile, ma Jackson non si limita a denunciare quest’atteggiamento e a pretendere giustizia, afferma che la sua federazione avrebbe dovuto fare lo stesso, segno che la coerenza a volte va a farsi benedire. Il fatto che Jackson si scandalizzi per il comportamento della federazione russa fa sospettare che la propaganda dei russi non fosse portata avanti in modo molto corretto, ma se anche chi ha il coraggio di denunciare ciò che non va non può fare a meno di avere certi comportamenti partigiani, non c’è molta speranza. O imbroglia una federazione, o imbroglia l’altra, o imbrogliano entrambe e vince quella al momento più potente. Le sue parole mi fanno pensare a un commento di Peter Dunfield che ho riportato qui (Di giudici, giurie e giudizi equi/4 | sportlandia (wordpress.com)) e che, parlando dei giudizi scorretti, ha affermato

“The West reacted to that, but they didn’t initiate it. It was the only way we could deal with it.” (Beverley Smith, Figure Skating. A Celebration, Pag. 84)

E gli altri? Quelli che non fanno parte dei due contrapposti schieramenti e che vengono calpestati da una parte e dall’altra? La lealtà sportiva? E chi se ne importa! Stesso atteggiamento della federazione giapponese, che non solo non aiuta i suoi atleti ma li sabota pure. Mi sono imbattuta in questa citazione risalente al Campionato del mondo di Saitama 2019:

Altro che sfruttare l’enorme popolarità del doppio campione olimpico per popolarizzare ancora di più la disciplina e fare cassa negli show, la federazione giapponese non vedeva l’ora che Hanyu venisse superato. E buttava giù dalla proverbiale torre pure Rika Kihira che, nel momento del commento di Ito, era alla sua prima stagione da senior e, salvo il campionato nazionale, aveva vinto tutte le gare a cui aveva partecipato. Va bene lavorare per avere nuovi campioni, ma riconoscere quelli presenti, quanto meno non sabotarli subito prima del Campionato del mondo, è troppo difficile? [Edit: Nymphea, che sta traducendo parte dei miei post in giapponese, ha trovato una fonte per questa citazione. Ovviamente è scritta in giapponese, ma con un traduttore automatico il senso si riesce a capire: Not only Hanyu & Kihira effect! Unusually popular secret. Quanto a Hidehito Ito, sono andata a controllare chi è, e anche queste poche righe sono sufficienti a spiegare tante cose]. 

Jackson prosegue il suo discorso sugli aiutini dati dalle federazioni parlando di Irina Slutskaya e criticando gli alti voti nei components che ha ricevuto in diverse occasioni, troppo alti se paragonati a quelli di pattinatrici molto più raffinate come Michelle Kwan, Shizuka Arakawa e Carolina Kosnter. Slutskaya ha avuto la vasculite, e per lui una malattia che potrebbe essere stata provocata dal doping (pag. 147) è stata usata dalla federazione russa per elogiare la “poor little Irina”, sfortunata ma più forte della sfortuna. Capisco i sospetti, ma anche qui ho i miei dubbi, e riguardano non solo Slutskaya ma anche atleti statunitensi (anche in altri sport) che prendono sostanze che in altri casi potrebbero essere definite dopanti, ma nel loro caso non lo sono perché c’è un certificato medico che attesta cose come un disturbo da deficit di attenzione.

Va bene, lasciamo stare il doping che, dovremmo ricordare, non sta di casa solo in Russia, ma di cui non si può parlare se non ci sono prove. Torno su Slutskaya e sulle gare di cui è stata protagonista.

The Russian propaganda machine goes to work early: The judges are convinced before the practices, then agree on the marks later at the cocktail parties, and then give Irina high marks for presentation, astounding every skating enthusiast who can see that this empress has no clothes.

Pag. 147

Nota per i non occidentali che dovessero leggere questo testo: l’ultima riga è un’allusione alla favola di Hans Christian Andersen I vestiti nuovi dell’imperatore, nella quale tutti vedono che l’imperatore è nudo ma nessuno ha il coraggio di dirlo e si profonde in menzogneri elogi al suo straordinario abbigliamento. Di fatto Jackson sta dicendo che tutti vedevano che i voti alti a Slutskaya erano ridicoli, ma nessuno lo diceva.

Fare un discorso unitario è difficile, ogni tanto salto parti del libro perché non posso commentare tutto, e i passaggi di argomento possono essere bruschi, come in questo caso. Jackson ha espresso alcuni giudizi molto severi sui giudici, e la cosa fa uno strano effetto visto che lui ha lavorato per diventare uno di loro e per un certo periodo è stato un giudice a pieno titolo. Se la sua opinione era questa, perché diventare un giudice? Comunque…

One of the favorite pastimes of the judges is to play the “monitor” for the skaters. The young skaters are charismatic, on their way to celebrity, and some judges simply love any chance they have to mingle with them. To play a role in their development makes a judge feel like a “star maker”.

Pag. 154

Quindi il giudice dando consigli a un pattinatore si sente partecipe del suo successo, sente che è anche merito suo se quel pattinatore vince, ed è felice, si dà le pacche sulle spalle da solo. E cosa succede quando gli deve assegnare voti? Assegna voti corretti o, anche in modo inconscio, assegna voti più alti?

Nuovo salto di argomento, passiamo al campionato statunitense del 1996. Jackson, ormai giudice a pieno titolo, fa parte del pannello di giuria della gara femminile (se guardate qualche filmato, lui è il giudice 1, fra le altre nostre conoscenze ci sono il giudice 4 Joseph Inman, il giudice 6 Linda Leaver (national bias in 7 gare nelle ultime quattro stagioni di 1.29 punti, quindi molto basso) e il giudice 7 Samuel Auxier (national bias in 15 gare di 6.40 punti, quindi medio, ma mi sa che lo dovrò guardare bene). Però in questo caso non è la gara femminile, vinta da Michelle Kwan, che mi interessa, ma quella maschile.

Vi dice niente il nome di Rudi Galindo? Probabilmente dipende da quanto tempo seguite il pattinaggio, certo Galindo non ha avuto una carriera così lunga, o così di successo, da imprimersi nell’immaginario collettivo, anche se il mio consiglio è di andare a rivedere il libero del campionato statunitense 1996, kiss & cry compreso. Io lo ricordo perché per alcuni anni è stato il partner nelle coppie di artistico di Kristi Yamaguchi, e per Yamaguchi ho tifato davvero. È dovuta arrivare Yuna Kim perché trovassi una pattinatrice che mi piacesse più di Kristi. Di Galindo, di come era considerato, ho già parlato qui (La ricerca di un campione: il pattinaggio statunitense | sportlandia (wordpress.com)). Questi sono i suoi risultati:

Ho intenzionalmente tagliato l’immagine lasciando fuori quella che sarebbe stata la sua ultima stagione, la 1995-1996. Questo è ciò che sapevano i giudici di Galindo nel momento in cui si è presentato al campionato nazionale, ed è già un miracolo che abbia partecipato a quella gara perché, fra lutti vari e difficoltà a pagare le spese del pattinaggio, era stato sul punto di ritirarsi. Brillante da ragazzino, brillante in coppia, e poi? Al massimo era arrivato una volta quinto nel campionato nazionale, poi era calato. Poche gare internazionali, e nemmeno delle più importanti. In nessuno dei campionati nazionali aveva mai eseguito uno dei primi tre programmi corti o liberi.

Rudy had skated a perfect short program and clearly deserved to be in first. However, the judges saw it otherwise, and gave him second.

Pag. 157

Qui Jackson fa un errore, Galindo non era secondo dopo il programma corto, era terzo. Sono andata a riguardare i risultati della gara, ho trovato i nomi dei giudici, e visto che quei nomi mi ispiravano sono andata a riguardare la gara. All’epoca l’Axel doveva obbligatoriamente essere doppio per tutti. Molto bene quello di Galindo, idem quello di Todd Eldredge, anche se lui per la rincorsa si è preso dieci minuti, con mano a terra quello di Scott Davis. Come salto triplo hanno scelto tutti e tre il Lutz, tutti ben eseguiti. La mia impressione è che l’ingresso di Galindo fosse il più difficile, ma potrei sbagliarmi. Oltretutto è mancino, e i mancini sono il male (ok, mi mettono in difficoltà, e pure Eldredge è mancino). Quanto alla combinazione, sono state ben eseguite tutte e tre, solo che Galindo ha fatto triplo Axel-triplo toe loop, Eldredge e Davis triplo Axel-doppio toe loop. I passi di Galindo erano più semplici, ma sui suoi Davis è andato troppo vicino alla balaustra e si è visibilmente sbilanciato. Risultato? Eldredge ha ricevuto un 5.7 (da Lorrie Parker) e otto 5.8 in required elements, gli elementi tecnici, un 5.7, cinque 5.8 e tre 5.9 in presentation, primo posto da tutti i giudici. Almeno fra Davis e Galindo dal punto di vista tecnico, non avrebbero dovuto esserci dubbi, giusto?

Non ho fatto gli screenshot dei punteggi di Eldredge. I primi otto giudici gli hanno assegnato un 5.8 per la parte tecnica, l’ultimo gli ha assegnato un 5.7, per la presentazione ha avuto tre 5.9, cinque 5.8 e un 5.7, secondo tutti i giudici è stato lui il migliore. Il secondo e il terzo posto se lo sono giocati Galindo e Davis. Ho evidenziato in rosso i giudici che hanno ritenuto che, dal punto di vista tecnico, il migliore sia stato Davis (Kevin M. Rosenstein, che giudica ancora e in dodici gare ha un bias complessivo basso, 2.46 punti, James W. Disbrow e Robert J. Horen), in giallo i giudici che hanno assegnato lo stesso voto ai due pattinatori (J. Barlow Nelson, Steve Winkler, che giudica ancora e in dieci gare ha un bias complessivo medio, 6.42 punti, e Lorrie Parker, che giudica ancora e in undici gare ha un bias complessivo alto, 9.08 punti). Se facciamo la somma dei due punteggi, solo il giudice 1, Joan H. Gruber, e il giudice 6, Coco Gram Shean, hanno assegnato il secondo posto a Galindo, gli altri lo hanno assegnato a Davis. Del resto le aspettative sui pattinatori erano molto diverse, più in su abbiamo visto i risultati di Galindo, questi sono quelli di Eldredge e Davis. Ho ritagliato le immagini, e cancellato il contenuto di un paio di riquadri, in modo da lasciare solo i risultati conseguiti prima di questa gara, cioè quello che i giudici sapevano di questi pattinatori.

Non so perché la tabella di Eldredge sia divisa in due parti. La prima l’ho mantenuta per intero, della seconda ho eliminato i risultati da gennaio 1996 in poi. Al posto del campionato nazionale 1996 ho posto tre punti di domanda, perché è questa la gara di cui sto parlando. Eldredge aveva già partecipato a un’edizione dei Giochi olimpici e quattro Campionati del mondo, vincendo un argento e un bronzo, e aveva vinto tre edizioni del campionato nazionale, compresa l’ultima. Per Davis un’edizione dei Giochi e tre Campionati del mondo, pur senza medaglie, e due ori e un argento al campionato nazionale. Su Galindo le aspettative erano decisamente più basse. Visto che un’ampia zona dell’immagine era rimasta vuota, ho aggiunto l’elenco dei giudici al campionato nazionale statunitense 1996.

Il programma corto ha visto al primo posto Eldredge, al secondo Davis, al terzo Galindo. La gara si è svolta a San Jose, città natale di Galindo.

The stadium filled with boos, with me joining their rancor. It was otrageous! He’d had first place stolen from him, and I thought that nothing could change his predetermined placement, no matter how well he skated in the long program.

I joined the cocktail chatter later that evening, expressing how strongly I felt that Rudy should have won. My unorthodox views were resonated by many others, but not by the judges on his panel-an expert group of judges, which is what made them the most dangerous. The more competent the judge, the better they are at justifying their placements, and the more likely they are to get away with what they intended.

Mi fermo un attimo, poi riprendo esattamente dal punto in cui mi sono interrotta, per rimarcare meglio il concetto:

The more competent the judge, the better they are at justifying their placements, and the more likely they are to get away with what they intended.

Il giudice esperto, se disonesto, è quello che imbroglia meglio. Riprendo un paio di post che ho pubblicato qualche tempo fa. Uno riguarda, fra l’altro, la gara di danza all’Olimpiade del 1998 (Di giudici, giurie e giudizi equi/8 | sportlandia (wordpress.com)). Il bronzo è stato vinto dai francesi Marina Anissina/Gwendal Peizerat con soli 0.2 punti di vantaggio sui canadesi Shae-Lynn Bourne/Viktor Kraatz. A determinare la classifica è stato un dettaglio minimo, il fatto che nella prima delle danze obbligatorie cinque dei nove giudici (l’ucraino Yuri Balkov, uno di cui si potrebbe parlare davvero a lungo, il ceco Jarmila Portova, il russo Alla Shekhovtsova, un’altra che ha un curriculum notevole, l’italiano Walter Zuccaro e il francese Jean-Bernard Harmel) abbiano piazzato Bourne/Kraatz quinti e non quarti, dietro alla coppia russa Irina Lobacheva/Ilia Averbukh. Il miglior piazzamento finale dei francesi è stato determinato in un segmento di gara apparentemente poco significativo e nel quale la lotta non è stata fra francesi e canadesi, ma fra canadesi e russi, perciò i francesi ne vengono fuori con un’immagine pulita. Notare che le mie critiche sono rivolte ai giudici che fanno i maneggi, non agli atleti intorno a cui i maneggi vengono fatti.

Il secondo post che riprendo riguarda un giudice molto esperto, la russa Elena Fomina (National bias: Russia/2 | sportlandia (wordpress.com)). Provate a guardare il modo in cui assegna i voti. Fomina spesso riesce a mantenere il bias totale, quello calcolato in modo automatico da Skating Score sulla base della nazionalità dei giudici e dei pattinatori, su livelli relativamente bassi, o non comunque così alti da classificarla automaticamente come giudice scorretto. Se però guardiamo i singoli protocolli vediamo che costantemente lei ha voti lievemente diversi dagli altri, non così tanto da spiccare ma abbastanza da influenzare fortemente i risultati delle gare. Più il giudice è esperto, più il suo operato andrebbe sorvegliato attentamente. Quelli inesperti, quelli che fanno errori, vanno formati con corsi di aggiornamento, quelli esperti andrebbero sospesi e, nei casi più gravi, squalificati. Riprendo con il libro di Jackson da dove mi ero fermata.

On the day of the freeskate, in the final moments before the judges went to the stand, I asked a judge on the panel what he was going to do if Rudy were to skate as well as he did in the short.

“He won’t,”, was his reply.

“But what if he does?” I persisted.

“He won’t! I’m not even worried about that,” the judge said confidently.

“Okay. Then tell me what the other judges are going to do,” I said, thinking that he had already conferred with all of them.

“Jon, he is not going to do it. He won’t be able to skate like that again. He is not going to be the National Champion. Not one of us is worried about that,” was the judge’s shocking reply.

Pag. 157

Su youtube si trova quasi l’intero programma libero, mancano solo gli ultimi due pattinatori. Questo mi consente di conoscere l’ordine di discesa in pista. Non guardo chi si è piazzato nella parte bassa della classifica. Nell’ultimo gruppo hanno pattinato prima Shepherd Clark, sesto nel corto, sesto nel libero e sesto nel totale, poi un ancora poco noto Michael Weiss, quinto nel corto, quarto nel libero e quinto nel totale, quindi Dan Hollander, quarto nel corto, terzo nel libero e terzo a fine gara. È stata la prima volta che Hollander è salito sul podio nazionale, ci sarebbe riuscito, con un altro bronzo, l’anno successivo, poi sarebbe sceso al sesto e all’undicesimo posto. Al Campionato del mondo ha ottenuto un decimo e un trentacinquesimo posto. Mi sa che gli Stati Uniti avevano pattinatori migliori di lui, ma a volte in gara accadono cose strane, anche che il successo vada a qualcuno che nessuno si aspettava che avrebbe vinto.

Dei migliori il primo a scendere in pista è stato Scott Davis. Per lui due sole combinazioni, entrambe con un doppio toe loop come secondo salto, un ipotetico triplo Lutz diventato singolo e altri quattro salti che comprendono uno o più errori fra step out, atterraggio su due piedi e mano sul ghiaccio. Tutti i giudici lo hanno piazzato alle spalle di Hollander. Quindi è stata la volta di Todd Eldredge. Lui non ha fatto grossi errori. Sul primo triplo Axel non è atterrato bene e ha dovuto rinunciare alla combinazione, ma l’ha aggiunta al triplo Axel che ha eseguito più avanti, anche se fra i due salti ha fatto un giretto e il toe loop è stato solo doppio. Anche le altre combinazioni hanno avuto un doppio come salto conclusivo, un flip e un toe loop. Sei salti tripli per entrambi, ma nel programma di Eldredge gli Axel sono due, le combinazioni tre, e non ci sono problemi davvero grossi. Primo posto provvisorio per tutti i giudici. La gara è stata chiusa da Galindo. Rudy ha aperto il programma con una combinazione triplo Axel-triplo toe loop che, secondo i commentatori, è stata la cosa migliore che si era vista quel giorno nella gara maschile, seguita da una combinazione triplo Lutz-triplo toe loop. Eldredge non ha fatto combinazioni triplo-triplo, Galindo ne ha fatte due, la sua terza combinazione, quasi a fine programma, è stata triplo loop-doppio toe loop, quando ormai il pubblico era in pieno delirio. C’è stata una sola standing ovation, indovinate a chi è stata tributata? E Galindo non ha piazzato nessun giretto fra un salto e l’altro, sono tutte state combinazioni ben eseguite. Nessun errore evidente per lui, in un programma che comprende otto salti tripli contro i sei di Eldredge. Eppure il giudice 3, James W. Disbrow, è riuscito ad assegnare per l’aspetto tecnico 5.9 a Eldredge, 5.8 a Hollander (che non ho guardato) e 5.7 a Galindo. Certo, nella presentazione gli ha assegnato un bel 6.0, il totale rimane comunque inferiore rispetto a quello di Eldredge. Per Disbrow il miglior libero è stato quello di Eldredge, Galindo è stato solo il secondo pattinatore della serata. Non è stato l’unico a pensarla così, Joan H. Gruber ha assegnato un bel 5.8 a entrambi dal punto di vista tecnico, ma nella presentazione ha assegnato 5.9 a Eldredge, 5.8 a Galindo, piazzandolo secondo. Perché?

Rudy Galindo, an openly gay Hispanic man, pulled off one of skating’s greatest upset, and he did so, I’m convinced, because the judges hadn’t worried about it. If they had worried about him skating perfectly, they would have pre-planned their marks in such a way still to get away with living him second. However, they hadn’t given it any thought; because they didn’t think they had to. So they were left with no choice but to fairly judge on the event.

Pag. 158

Sì, più o meno. Come detto, due giudici sono comunque riusciti a piazzarlo al secondo posto. Galindo però non era esattamente amato, come dice Jackson era gay e ispanico, due peccati gravissimi. Era pure il più grande, a 26 anni è stato il più “anziano” campione nazionale statunitense in settant’anni, quindi quanto poteva andare avanti a pattinare ad alti livelli? Da lui non ci si aspettava niente, o forse non si voleva niente. Al successivo Campionato del mondo Todd Eldredge ha vinto l’oro, Rudy Galindo, alla sua unica partecipazione senior nell’individuale, il bronzo, separati da Ilia Kulik, che si è portato a casa l’argento. Daniel Hollander si è classificato decimo.

However, when the assigments were handed out for the next season’s Internationaql competitions, Rudy was not invited to Skate America. Every other National Champion headlined the event, and had done so every previous year, but this year the U.S. officials were not going to allow the openly gay Rudy at their premier first-of-the-season event.

Pag. 158

Per la cronaca, Skate America 1996 è stato vinto da Eldredge davanti ad Alexei Urmanov e Alexei Yagudin. Davis si è classificato settimo, Hollander nono. Galindo, vista la situazione, è passato al professionismo.

Sempre nel 1996 a Chicago Jackson ha fatto parte del pannello di giuria in una gara che doveva stabilire quali pattinatori avrebbero fatto parte della squadra nazionale junior. In questo caso non trascrivo l’inizio del brano, quello che mi interessa di più è quello che succede dopo la gara. Secondo Jackson i migliori pattinatori hanno commesso diversi errori e chi ha pattinato meglio è stato Ryan Jahnke, un pattinatore che chiaramente non era fra i favoriti. Con il risultato finale Jahnke ha conquistato un posto per il Campionato del mondo junior del 1997, gara in cui si sarebbe classificato diciannovesimo. L’altro statunitense presente, Timothy Goebel, avrebbe vinto l’argento alle spalle di Evgeni Plushenko.

Ryan ended up in second, earning himself a spot on the Junior World Team. A spot, I might add, he earned with his performance on that day.

Later, while having dinner in the judges’ room, I could not help but hear Gale Tanger, an International judge from Wisconsin, going off on the judges of the Men’s event.

“What were they thinking, sending Ryan Jahnke to Junior Worlds? He can’t jump!” she complained.

Gale was of the warped opinion that a Junior World Selections competition was just that. A selection. In her mind, it was the role of the judges to decide whom we thought were the best skaters to send on to Junior Worlds, not who skated the best. In Gale’s view of things, we weren’t to be judging what was actually skated, but what might be skated at Junior Worlds.

Cosa? Cosa cosa COSA? Ma perché allora non assegniamo le medaglie direttamente senza gara, tanto sappiamo già chi è il più bravo!

Ok, respiro profondo e riprendo dalla frase successiva.

Tanger’s way of thinking had clouded the consciousness of so many otherwise good judges at so many events that it was becoming an epidemic. It was getting so bad that oftentimes, before we sat down at the judges’ stand, the referee would remind us that “You are choosing our World Team,” or “You are choosing the skaters to represent our region at Sectionals,” and so on. “The top four move on. Make sure that the top three (or top two) are the ones you feel can best represent us at the World Championships.” Hard to imagine, so unfair, but so incredibly true.

What the referee was really saying was “don’t forget to save a place for the skaters that have the best prospect for medaling at Worlds, even if they have a bad skate today.”

If the referee were to say, “Judge only what is skated today, without regard for what might happen at Worlds next month,”, he would doing a far better job of encouraging the skating to be judged fairly. However, fairly judging is not something most in the sport are trained to or inclined to do. Better to let them take the stands with the comfort of their pre-planned determinations, and better preserve the chances for medaling at the next Championship.

Pagg. 159-160

Non sarebbe il caso di aprire un’inchiesta, o anche più di una, dopo queste parole? No? E magari prendere anche provvedimenti, tipo fare un canale apposito sul sito dell’ISU per le gare internazionali, su quello delle singole federazioni per le gare nazionali, che trasmette in diretta (e che poi rimane lì in eterno, a disposizione di chiunque lo voglia controllare) eventuali commenti fatti dai giudici? Microfono alle loro postazioni, per sentire in diretta se si scambiano opinioni. Lo so che questo non può fare nulla se gli accordi vengono raggiunti in anticipo, ma almeno evitiamo scambi di opinione dell’ultimo momento. E telecamere fisse, una per giudice, in modo da evitare sbirciatine alla Walter Toigo nel 2010 (e non solo lui, per esempio anche Sviatoslav Babenko e Alfred Koritek hanno avuto interessanti scambi di opinione, come ho ricordato qui: Di giudici, giurie e giudizi equi/9 | sportlandia (wordpress.com)). Filmati sempre disponibili, almeno nelle gare più importanti, dalle tappe di Grand Prix in su.

C’è un altro punto da tenere presente: una volta che un giudice si è abituato a dare voti fantasiosi alle competizioni nazionali per mandare avanti chi secondo lui è più meritevole, continua ad assegnare voti fantasiosi anche nelle gare internazionali. Infrangere i propri principi (ammesso che si abbiano almeno in partenza) è più difficile la prima volta, dopo diventa più semplice, quasi naturale.

La prima occasione in cui Jackson giudica una gara internazionale è Skate America 1996. Nella gara di coppie di artistico è il giudice sostituto, quello i cui punteggi non contano a meno che, per qualche (grave) motivo, non si decida di escludere i voti di uno dei giudici ufficiali dalla classifica finale.

Stephanie Steigler and John Zimmerman, a relatively unknown American pair, skated amazingly well in the short program. So I gave them the marks. I was the substitute judge, so my marks did not appear on the overhead board, and it was a good thing. I had given them a well-earned mark in the neighborhood of 5.6.

The marks of the other judges came up, and they were mostly in the 4.8, 4.9 range. What on earth?

Pag. 160

Della coppia successiva Jackson non fa il nome, dice solo che è russa, e anche se sbaglia un dettaglio della loro precedente carriera – dice che lei ha già partecipato ai Giochi olimpici con un altro partner, invece è stato lui a farlo – c’è una sola coppia russa presente, quindi evidentemente sono Oksana Kazakova/Artur Dmitriev. Secondo lui (non ho neppure provato a cercare i programmi, purtroppo non ho il tempo per tutto) loro

came out and skated dreadfully.

Now there is a 5.0 if I ever saw one, I thought to myself, turning in my marks to the Accountant seated next to me. Their marks went up, and by damn if they didn’t have 5.4’s to 5.6’s!

I went to the practices, but not knowing any of these International judges, I hadn’t heard the chatter. Apparently, these placements, for whatever reason, were determined beforehand, and I didn’t know about it!

The long program was easy to judge, as it is always in Pairs. If a judge simply gives a Pair the same place they earned in the short, maybe flip 1 and 2, or 3 and 4, then the judge will be either exactly in agreement with the other judges, or within one place.

Pag. 160

Proprio un bel modo per giudicare le gare. Jackson è un giudice a tutti gli effetti nella gara maschile, ma in quel caso i suoi voti sono in linea con quelli degli altri. A rubare la scena è un altro giudice.

After the event, as is tradition, the referee holds an event-review meeting with the judges on the panel to discuss and critique their placements. English is the official language of the ISU, and all International judges must theoretically be fluent in English to receive their appointments. For the most part, during practices and cocktail parties, the English of foreign judges is superb. When it comes to account for their actions, however, it suddenly disappears.

In the event-review meeting after the Men’s event, led by American referee Joan Gruber, I would witness for the first time the dramatics and histrionic practiced by a red-haired French judge, Marie-Reine LeGougne, as she broke down in tears attempting to explain her poor judging of the event.

Pag. 161

Come ho già scritto, la gara è stata vinta dallo statunitense Todd Eldredge davanti ai russi Alexei Urmanov e Alexei Yagudin. Quarto l’ucraino Viacheslav Zagorodniuk, quinto il francese Eric Millot, peccato che non sia riuscita a trovare il programma di Millot per guardare i voti di Le Gougne.

Chiudo questa lunga carrellata con una gara, non so quale, senza neppure guardare i punteggi. Perché ci sia qualcosa che non va non devono necessariamente esserci scandali. Considerando che Jakson ha parlato di Skate America 1996, quindi, brevemente, del Campionato europeo, dovremmo essere nella primavera del 1997, in non so quale gara in Slovenia.

I was assigned to both judge and team-lead an event in Slovenia. […]

I was for the first time a Team Leader. […]

As team leader, it would be my “job” to socialize with them [i pattinatori].

Pag. 163

Giudice e team leader? Proviamo a immaginarlo: lui socializza con i pattinatori, si preoccupa delle loro necessità, li aiuta, risolve eventuali problemi per loro, li fa rilassare, e poi li giudica in modo imparziale. Certo, come no. Articolo da inserire urgentemente nel regolamento dell’ISU, almeno se non è stato inserito in questi anni: un team leader non può anche essere un giudice. Non può nemmeno se non giudica in quella gara ma in un’altra, perché certi legami non sono a corrente alternata, con il giudice che a volte si preoccupa dei pattinatori e a volte no.

Va beeeeene.

Del prossimo capitolo parlerò un altro giorno, per ora ho esaurito le energie.

Edit: quasi tre mesi dopo aver pubblicato questo post ho scoperto che nel 2018 è stata approvata una modifica del regolamento per cui una persona non può essere contemporaneamente giudice e team leader. Nel 2018. L’ISU ci ha messo poco a capirlo…

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3 Responses to Jon Jackson: On Edge/3. National bias e preconcetti

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